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Le Lezioni di diritto privato comparato di Portale sono giunte alla seconda edizione [1], in concomitanza con il bicentenario del code de commerce francese, e presentano diversi elementi di novità rispetto alla fortunata prima edizione del 2001, pur mantenendo inalterati struttura e stile espositivo. Il volume mantiene innanzi tutto la distinzione fra una parte generale dedicata alla macrocomparazione, ovvero alla descrizione dei sistemi giuridici, e una parte speciale applicativa, dedicata alla microcomparazione. Distinzione opportuna, certamente utile per gli studenti, e che tende a caratterizzare la manualistica più recente [2]. È innegabile, peraltro, che la scelta dei temi cui Portale dedica l’esecizio di «microcomparazione» è inusuale nella letteratura comparatistica italiana, come si avrà modo di vedere con maggior dettaglio. Quanto alla parte generale delle Lezioni, l’Autore ha conservato la prospettiva storica dell’analisi, che già caratterizzava la prima edizione. Nell’illustrazione dei grandi sistemi giuridici contemporanei, la trattazione riservata al Common Law (Portale ha cura di spiegare perché anche lui sceglie una traduzione «al maschile») risulta snellita, ma si giova di una parzialmente diversa e più chiara struttura espositiva. Ampliata è invece, sia pur nei ristretti limiti concessi a un manuale «breve», l’analisi del sistema francese, che fa sempre perno sull’accurata ricostruzione storica delle origini del code civil. Sul punto l’Autore dedica nuove riflessioni al bicentenario, interrogandosi sull’attualità del codice francese nel XXI secolo e giungendo a concludere che si tratta di un codice che non si presta (più) ad assurgere a modello in una economia moderna, basata sulla proprietà mobiliare e sulla circolazione dei «titoli» e non sulla proprietà fondiaria e sulla tutela del possesso, potenziali fonti, fra l’altro, di moltiplicazione dei c.d. costi transattivi. Portale dedica anche interessanti riflessioni al Project Catala di «modernizzazione» del diritto delle obbligazioni, mostrando come, dietro a una apparente volontà di apertura verso il diritto tedesco, il Common Law e i Principi Lando, il progetto sia [continua ..]
L’aspetto che attribuisce particolare interesse alle Lezioni è la stretta interrelazione che sussiste fra la «parte generale» dell’opera e la «parte speciale». Quest’ultima davvero viene a costituire una sorta di «laboratorio», nel quale le indicazioni di metodo illustrate nella prima parte vengono messe alla prova, con esiti assai soddisfacenti per il lettore e, in primis, per gli studenti, ai quali, innanzi tutto, l’opera è rivolta. Nonostante l’apparente eterogeneità dei temi trattati – anche rispetto alla prima edizione dell’opera – è evidente il fil rouge che lega gli argomenti esposti al disegno complessivo del lavoro, sia sotto l’aspetto del metodo comparativo, sia nella scelta degli argomenti medesimi, nella quale è evidente la particolare sensibilità commercialistica dell’Autore. Aspetto, quest’ultimo, che costituisce, a ben vedere, un ulteriore fattore di originalità dell’opera, che viene a colmare una lacuna nella manualistica di diritto comparato, che ha finora dedicato non sufficiente attenzione agli istituti del diritto commerciale, pur contraddistinti da una naturale vocazione alla «circolazione» [3]. Per quanto riguarda, più in particolare, l’aspetto metodologico, l’Autore chiarisce, fin dalle prime pagine, l’importanza di un approccio alla comparazione giuridica che non si riduca alla mera «giustapposizione di norme», in tal modo seguendo l’insegnamento dei maestri della comparazione giuridica moderna, da Rudolf Schlesinger, dei seminari di Cornell sulla formazione del contratto, a Rodolfo Sacco. È a questi studiosi che si deve infatti – come l’Autore ha cura di ricordare – il costante monito per il comparatista a non fare a meno di «analisi giuridiche che procedano distinguendo, ossia dissociando, i vari formanti», nella consapevolezza che «molte volte in un sistema non c’è una sola regola, ma un insieme di regole diverse, spesso confliggenti, formulate diversamente a seconda della fonte che viene consultata», codici, leggi speciali, giurisprudenza, dottrina [4]. La compresenza in ciascuna esperienza giuridica, di una pluralità di formanti costituisce, osserva l’Autore, da un lato un fattore che agevola la [continua ..]
Nelle Lezioni – ed è questo un ulteriore motivo di apprezzamento dell’opera – l’analisi delle esperienze giuridiche straniere, peraltro sempre assai documentata e accurata, non si rivela mai un esercizio di sterile erudizione, ma è sempre attenta a offrire al lettore una migliore comprensione del diritto «domestico», sovente anche in una «dimensione politologica», di ricerca del modello giuridico migliore [6]. Esemplari, sotto questo profilo, si rivelano le pagine dedicate alla valutazione del sistema italiano riformato dell’invalidità delle delibere assembleari, nel saggio su «L’invalidità delle delibere assembleari: tra tutela demolitoria e tutela risarcitoria», e al «nuovo tipo di sistema dualistico» che sembra emergere dalla disciplina delle competenze del consiglio di sorveglianza previste dal sistema «alternativo» introdotto dal legislatore della riforma (il riferimento è al saggio «Governo delle società quotate e sistema dualistico»). Indicazioni non meno stimolanti si traggono dalla lettura del saggio sulle «Competenza gestorie «non scritte» dell’assemblea di società per azioni», nel quale Portale propone un’interessante «rilettura della novella azionaria», che ha indubbiamente eroso le competenze dell’assemblea nelle società per azioni, tentando di valorizzare le competenze (anche «inespresse») dell’assemblea in materia gestoria, così evitando un acritico «appiattimento» nell’interpretazione delle norme di nuova introduzione su un «modello manageriale», pur talora declamato dal legislatore. L’esame del dato comparatistico funge in questo caso da indispensabile strumento di verifica dell’assunto, poiché consente all’Autore di dimostrare come anche in esperienze giuridiche nelle quali particolarmente avvertita è l’esigenza di valorizzare l’autonomia dei gestori dell’impresa, si tende a riconoscere l’opportunità di accordare ai soci «poteri di intervento e di decisione in merito ad alcune fondamentali operazioni societarie» (p. 196, con riferimento all’esperienza statunitense). Ma soprattutto è dalla puntuale ricostruzione degli sviluppi giurisprudenziali in Germania, [continua ..]